mercoledì 6 maggio 2009

Un pesce fuor d'acqua: il duathlon visto da una nuotatrice

Michela Menegon, nuotatrice in prestito al duathlon, ci racconta il suo punto di vista



Il mio primo duathlon? Che devo dire, non sapevo che aspettarmi e mi avevano raccontato molte storie di gente forte e di quanto è faticoso cambiare disciplina. Vengo dal nuoto ma qui dovevo fare due sport che di solito non faccio, a dire che ero preoccupata non spiega abbastanza bene come mi sentivo! La cosa che mi preoccupava più di tutto erano i cambi, li vedi in TV e sembra cosi veloci, ma ogni volta che ho provato a casa mi sono sentita tanto imbranata. Veramente pensavo di essere abbastanza preparata per la parte atletica ma mi sono resa conto che non avevo idea di quello a cui andavo incontro. Da gare podistiche a Siena sapevo che a corsa andavo bene. E che avrei avuto problemi con la bici visto che erano circa 8 anni da quando sono montata su una bici l'ultima volta (e solo per una passeggiata) e ovviamente in un mese e mezzo non era possibile fare grandi cose. Ma ero tranquilla, pensavo di poter fare abbastanza bene. Noi donne siamo partite dopo gli uomini, e come sono partite!!! Ma come fanno? Mi avevano avvertito che le donne erano forti ma non mi aspettavo cosi forti. Pensavo che avrei potuto stare con o vicino a loro nella corsa ma era impossibile, forse ho sbagliato io qualcosa perché ho tanto ancora da imparare sulle gare di podismo.
Dopo i 5km non vedevo l'ora di montare in bici, anche se è il mio punto debole ma essendo debole sapevo riprendevo un po’ fiato. Anche qui mi era stato detto di non perdere il gruppo e la scia, ma quella più vicino a me ha spinto tanto all'inizio fra il traffico di Grosseto, che mi faceva paura perché le macchine non prestavano molta attenzione a noi! Quindi ho perso il gruppo e la scia. Ma era bello in bici, dopo la fatica che avevo fatto nella corsa, anche perchè era tutto in pianura io l'ho preso con calma e mi sono divertita e stavo bene. Gli ultimi 2.5km di corsa erano meglio dei primi, forse era un fatto mentale...ero finalmente in fondo! La cosa più antipatica era dover prendere quegli elastici ai passaggi di ogni lap, che poi non sono serviti a niente perché non ci hanno controllato! Allora perché quando sono stanca morta pensare che dovevo prenderli quando in fondo non servivano? Questo rimarrà un mistero per me almeno per ora ma non si può imparare tutto in una gara. Che cosa ho imparato alla gara? Si perde tanto tempo ai cambi se non li fai bene, e quindi devo pensare a imparare di farli meglio. Forse la cosa che mi ha più colpita era che i ragazzi della squadra con le varie compagne sono stati veramente fantastici e prima della gara mi hanno spiegato con cura tutto quello che dovevo fare e che cosa sarebbe successo, quindi almeno ho iniziato la gara più tranquilla. Sono stata accolta dalla squadra con un grande calore e tutti si preoccupavano di spiegarmi quello che dovevo sapere, di questo vi ringrazio tutti. Ma non erano solo loro ad accogliere la nuova atleta, tutti erano molto simpatici e non c'era quella sensazione che si trova nelle gare in piscina di “non parliamo troppo con il prossimo”, erano invece tutti molto rilassati e amichevoli. L’ambiente è decisamente bello. Con la soddisfazione di avere fatto una gara impegnativa e considerando le persone e il clima che ci sono direi che questo è uno sport molto bello e che vale la pena di aver cominciato.

Michela


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